L’idea pensata dalla curatela, che fa da fil rouge all’intera mostra, è quella di porre in essere un viaggio, un’esperienza che pian piano scopra tutte le identità intrecciate che la città di Messina ha ricoperto nella sua storia millenaria.
La città greca della ceramica e dei marmi, la Messina romana munita armi e bronzo, una città poliglotta tra grecità e idiomi orientali, una Zancle bagnata di luce con Antonello, poi buia e ferita con Caravaggio, la città di scambi e vedute, circolazioni di sapere, protetta dalla gigantesca mano del Nettuno di Montorsoli. Ognuno di questi volti della Bella donna Museo si colora in modo variegato: di blu il Medioevo. Il verde e il giallo per la sala rinascimentale, rosso per il Manierismo. E poi il bruno del periodo caravaggesco. Il viola del Seicento, l’arancione del Settecento, il rosa dell’Ottocento. Le tonalità del Mume sono nove, quante sono le sezioni espositive.
La Collezione permanente abbraccia una storia vivificata da scultura, pittura, oreficeria, volumi e documenti d’archivio, arredi liturgici e paramenti.
Il piano terra ospita dipinti, sculture, particolari ed elementi architettonici dal Medioevo al primo Seicento.
Il secondo livello opere dal secondo Seicento all’Ottocento, per concludersi significativamente con un dipinto datato 1907, un anno prima del disastroso sisma che rase al suolo Messina.