Il 6 dicembre 1608 Giovan Battista de’ Lazzari si impegna con i Padri Crociferi di Messina ad arredare la cappella maggiore della chiesa messinese con un dipinto raffigurante la Madonna col Bambino con S. Giovanni Battista e altri santi. Il 10 gennaio dell’anno successivo Caravaggio consegna la Resurrezione di Lazzaro ai Padri Crociferi, che accettano il dipinto nonostante il mutamento dell’iconografia rispetto alle indicazioni. È molto probabile che l’idea di rappresentare il tema della Resurrezione di Lazzaro si debba allo stesso Caravaggio, forse in allusione al cognome del committente, un tema più nelle sue corde, e alla missione principale dei Crociferi, che assistevano malati e moribondi. Considerata la presenza delle ossa in primo piano, indicate da Cristo con la mano sinistra, recentemente è stata inoltre formulata l’ipotesi che il Caravaggio, attraverso il tema miracolistico, si sia ispirato alle presunte guarigioni miracolose verificatesi a Messina a cavallo tra il 1608 e il 1609 in seguito al rinvenimento, celebrato con clamore dalla cittadinanza e dalle autorità religiose, delle presunte ossa dei SS. Compagni di San Placido nel corso dei lavori di ristrutturazione della chiesa di S. Giovanni Battista dei Cavalieri di Malta. Caravaggio rimane così suggestionato dai teschi, uno infatti è dipinto in maniera strana rispetto agli altri crani, con una prospettiva da sotto e non dalla calotta cranica. Caravaggio non realizza alcun bozzetto preparatorio , lavora con chiaroscuri, con i materiali che trova a Messina, minerali siciliani, e quelli che aveva già, provenienti da Malta. Il dipinto fu pagato la considerevole cifra di mille scudi e che, per realizzarlo, il Caravaggio fece disseppellire un cadavere già in evidente stato di putrefazione, obbligando i modelli a reggerlo con la minaccia di un pugnale. Si narra anche di una prima versione dell’opera, distrutta dal pittore a colpi di spada per le critiche ricevute, seguita subito da una seconda, identificata con quella conservata.La maggior parte degli studiosi pensa che il dipinto preceda cronologicamente l’Adorazione dei pastori, ugualmente realizzata a Messina, ma è molto probabile che la sua esecuzione si sia prolungata per un tempo relativamente lungo svolgendosi forse in contemporanea con quella dell’altra tela messinese. L’opera è oggi considerata uno dei capolavori del Caravaggio, ma in passato lo stato di conservazione, la forte dominante scura e la tecnica di stesura essenziale hanno suscitato molti dubbi sull’autografia. Sono state considerate parti più deboli per l’attribuzione dell’opera come il manto e il piede di Marta: per queste in passato si è pensato all’intervento di un collaboratore siciliano (si sono fatti i nomi di Mario Minniti e Alonzo Rodriguez). Le ultime indagini radiografiche e riflettografiche sembrano però confermare l’uniformità di esecuzione.